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STORIA DEL VETRO DI MURANO

Il vetro di Murano e Veneziano sono sinonimi di raffinatezza e leggerezza e vantano una storia millenaria dai risvolti affascinanti. Il primo documento che attesta la presenza di vetrerie in Venezia risalle all’anno 982, più di mille anni fa.
Le tradizioni vetrarie bizantina ed islamica si incontrano a Venezia, luogo di intensi scambi commerciali tra l’Europa e le sponde meridionali ed orientali del Mediterraneo: nella Repubblica lagunare l’esperienza tecnica trova una fortunata energia creativa che dà l’origine ad oggetti di grazia e qualità mai più superate.
A causa di gravi rischi d’incendio derivanti dalla lavorazione del vetro, la Serenissima dispose il trasferimento di tutte le fornaci vetrarie sull’isola di Murano, staccata dal corpo urbano della città cresciuta sull’acqua.
Per secoli le più importanti casate nobiliari d’Europa commissionano suppellettili, oggetti e bicchieri in vetro di Murano, talmente importanti per estetica e fattura da essere ancora oggi gelosamente conservati in Musei e collezioni private.
La maestria dei maestri vetrai di Murano e Venezia si esprime da sempre con pochi strumenti, attraverso semplici attrezzi in ferro: il vetro di Murano e Veneziano è un vetro lungo, cioè permane in condizioni di lavorabilità per un tempo discretamente lungo prima di dover essere riposto nel fuoco. Ciò permette le complesse manipolazioni e la soffiatura in spessori sottili, elementi distintivi della ricca produzione vetraria di Murano e Venezia.
L’arte e le tecniche dei maestri vetrai di Murano e Venezia si trasmettono solo andando a bottega, proprio come accadeva nell’artigianato medievale: pur studiato scientificamente, il vetro di Murano e Veneziano ha un’anima culturale, uno spirito creativo che passa alle nuove generazioni solo attraverso la fatica, l’umiltà, la presenza attenta e fedele al fianco dei migliori artigiani/artisti lagunari.

L’arte del batik & i batik del Mozambico

Pare che l’arte del colorare i tessuti con la tecnica batik, sia nata in Asia, nell’isola di Giava, e da lì si sia diffusa in tutto il mondo. La parola stessa BATIK deriva dalle parole javanesi “tilk” (punto) e “amba” (scrivere). La tecnica batik si basa sulla distribuzione di cera bollente su parti definite di un telo di seta o di cotone, il quale viene poi immerso in vasche di tinture vegetali dove il colore si fissa solamente nelle parti non coperte dalla cera.. La ripetizione di questo processo produce disegni molto elaborati e colorati. Questa tecnica è conosciuta in tutto il mondo. Ogni popolo, specialmente quelli che possono disporre solo di tecnologie semplici, utilizza l’arte del batik per esprimere la propria creatività e rappresentare il proprio ambiente di vita.

(premi la foto per ingrandire)

I batik del Mozambico

I batik del Mozambico si distinguono sia per il tipo di figure rappresentate, sia per i colori caldi: marrone, giallo, arancio che spesso vengono usati; solo su alcuni predominano invece il verde o l’azzurro. La produzione si concentra nella capitale Maputo.

Gli artisti lavorano di solito in piccoli gruppi composti da un maestro che realizza il disegno e sceglie i colori, e da alcuni ragazzi-allievi che si occupano delle varie fasi di colorazione, della ceratura e della stiratura del batik, steso tra due fogli di carta.

L’atmosfera evocata nei batik è calda e solare. Il sole è sempre rotondo, rosso o anche nero, le donne portano in testa ogni genere di cose: mortai, vasi di terracotta pieni d’acqua, fagotti annodati, legna per il fuoco. Dalla mano o dal braccio pendono una borsa o una borsetta fatta di fibre intrecciate, dietro alla schiena spesso si individuano la testa e le gambe di un bambino; il villaggio è simboleggiato da una capanna e una palma; gli uomini hanno pesci in testa e attrezzi di lavoro in mano. Vestiti con un corto gonnellino, danzano al ritmo dei tamburi. Gli animali rappresentati sono l’elefante mentre avanza nella savana, la giraffa, la zebra e l’ibis, spesso mentre si abbeverano.

Libro dei Power Seller storie dei venditori di Ebay

IL LIBRO DEI POWERSELLER EBAY 2008

di G. Arona e M. Ongaro

In Ebay, si acquista, si vende e si guadagna.

Le esperienze reali di chi ci vive.

Cosa hanno in comune tutti questi PowersSeller?

Non l’età, visto che si va da giovinetti a pensionati.

Non la locazione geografica: quasi tutte le regioni dello Stivale son coperte.

Non le esperienze professionali pregresse: si parla di dirigenti d’azienda a studenti universitari.

e nemmeno le abilità o competenze informatiche: spaziamo attraverso tutti i gradi di “abilità” o “padronanza del mezzo”. Eppure…perchè tutte queste storie sembrano così uguali, sia pur così diverse? Si potrebbe pensare che incarnino il “Grande Sogno Italiano”, che a differenza da quello americano, non prescrive che ” tutti possano arricchirsi o diventare Presidente degli Stati Uniti d’America”, quanto che tutti gli italiani possano “farcela” spesso con pochi e scarsi mezzi a disposizione, sostituendo con l’ingegno e l’arte di arrangiarsi, la carenza di mezzi e investimenti.

Io penso che tutti questi Powerseller abbiano in comune l’intima soddisfazione che si riassume con la frase :”Hai visto che c’è la potevo fare anch’io, nonostante tutto…”

Ringraziamenti

PREMESSA

IL MIO EBAY

PINERON – EBAY: CROGIOLO DI VENDITORI E DI OGGETTI

COME MI SONO AVVICINATO AD EBAY.

L’AVVENTURA PIU’ BRUTTA

IL FORUM POWERSELLER

COSA MI PIACE DI EBAY

MOMENTI DIFFICILI

ULTIMORA! Hanno Clonato l’account di PINERON…

EVOLUZIONE DEL MERCATO DEI LIBRI ANTICHI IN EBAY

EVOLUZIONE DI EBAY

LA MIA GIORNATA DI LAVORO

RAPPORTI CON IL FISCO

OM2506: la mia esperienza su eBay.

Preistoria

Il mio primo Feedback

Primi acquisti

Finito in Cassa Integrazione: verso Natale la mia prima vendita.

Atteggiamento da Venditore.

PowerSeller

Considerazioni

Conclusioni

Mr_Planet Party – Utente dal 24-Feb-06

The Fisher – Il mio eBay

Il clone Lupin (il famoso ladro gentiluomo).

Il regalo misterioso (dicembre 2007).

Cos’era successo?

San Tommaso.

Doppia identità.

Il pignolo.

L’innocenza disarmante

Squilla il telefono.

La transazione quadrimestrale ovvero la pazienza di Giobbe…

eBay mi ha regalato anche altre emozioni:

Altra cosa che ho notato:

Due righe riguardo i venditori.

Molto sinteticamente posso ridurli a poche categorie:

Feedback: questo sconosciuto

Storia di Bioecoshop

La storia inizia due anni fa

Come si è arrivati ad oggi in soli 2 anni

Previsione

Le alternative finali di questo business possono essere diverse:

Conclusioni

ALMA: Rumlife – IO HO UN SOGNO…

DALLE STELLE ALLE STALLE… OVVERO L’INCUBO DEI VENDITORI

4 stelline:

5 stelline.

SAGIFAGI – SAVERIO

FREETIME.BAZAR E FREETIME.BAZAR2

Mikiesere

COAIDAO – Nome negozio: CATEXCLIMA

ENOTECAVINOVIVO

Unsecondo_com – Negozio eBay: Unsecondo VE

doug_it di FranzZz

Salvo e Anna – granbazaritalia

E-matriosca

monkley75

“de’ remi facemmo ali al folle volo”

Regole della Community eBay:

ALUDRASHOP – QUANTECOSE

Cosa ne penso di eBay – di Mario Viucci

Esperienza di un acquirente.

APPENDICI

10 REGOLE PER FARE ACQUISTI SICURI SU EBAY

Curiosità – Lo “stupidario” di eBay.it

GLOSSARIO

ASSISTENTE PERSONALE DI EBAY.

EBAYER

FEEDBACK

FORUM POWERSELLER

ID UTENTE

COSTI DI SPEDIZIONE: IMBROGLIANDO SUI…

INCUNABOLI

NEGOZIO VIRTUALE.

OFFERTE O RILANCIO TRABOCCHETTO

ONP

OTTOCENTINE

PACCO IN GIACENZA

PAYPAL

POWERSELLER

PREZZO DI RISERVA

RICERCA PER RILEVANZA

SCAMBIO DI FEEDBACK FALSI

SETTECENTINE

STELLINE

TRUFFE EFFETTUATE AI VENDITORI MEDIANTE I PAGAMENTI CON PAYPAL

Postfazione

Indice Analitico

acquista il libro e diventa anche TU

PowerSeller

Info: enzotronchin@gmail.com

Social market

È uno di quei record che rischiavano di sgattaiolare nelle pieghe della cronaca per riapparire poi, con l’ andamento carsico dei piccoli grandi fenomeni, nei manuali di storia. Storia dei media, beninteso, che però sempre più si sovrappone alla storia tout court. Succede quindi che Britney Spears, megastar globalee sismografo vivente dello spirito del tempo, appare in un nuovo spot per una linea di abbigliamento che la sponsorizza. Camicie folke gilet in finto montone, roba per cui le ragazzine vanno fuori di testa. E siccome sono abiti rivolti a loro, non alle mamme e tantomeno alle zie, l’ attesissima «prima» non esordisce in tv e neppure sui siti classici. Farebbe così vecchio, così 2008. La première atterra su Facebook e viene fatta decollare di nuovo, ancora e ancora, su Twitter. Da Britney, che cita il marchio ogni volta che può, e anche quando c’ entra poco o nulla (d’ altronde è pagata per farlo). E dai suoi 2 milioni e mezzo di “followers”, i seguitori dell’ ormai celebre sito di micro-blogging che aspettano trepidanti gli aggiornamenti sulle oscillazioni del suo umore e che, senza guadagnarci una lira, si trasformano in volenterosi uomini-sandwich digitali rilanciando i messaggi della loro beniamina. E del brand al quale è vincolata da miliardario contratto. Solo oggi, dopo ben quattro giorni, uno sproposito secondo la cronologia internettiana, la pubblicità arriverà anche sul piccolo schermo. Mtv, per la precisione, l’ ex canale giovane che a confronto oggi sembra nuovo come il chinotto. «Igiovani si rivolgono ormai in prima battuta ai social network per prendere le decisioni su cosa comprare – spiega a Usa Today Charlene Li, fondatore della società di consulenza Altimeter Group – Se tu azienda non ci sei, non li raggiungerai». È semplice e scontato: se cerchi adolescenti e ti presenti in una bocciofila o in una balera, ne uscirai deluso. Ogni demografia ha i suoi luoghi di incontro e i “non luoghi” telematici non fanno eccezione. Eppure è la prima volta che una campagna pubblicitaria importante riconosce di fatto che il sorpasso è avvenuto. Pensando prima al web 2.0 e poi al vecchio piccolo schermo. Titolo del capitolo, quindi: «L’ anno in cui le aziende preferirono i social media agli old media per vendere ai teenager». La congiuntura economica, dal canto suo, spinge in questa direzione. Con la crisi, prevedono gli studi della National Retail Federation, i genitori americani spenderanno il 7,7% in meno rispetto al back-to-school dell’ anno scorso, la stagione dello shopping che corrisponde al settembre del calendario gregoriano. Le aziende sanno che potranno fare affidamento su minori entrate e adeguano i budget pubblicitari di conseguenza. Bisogna sparare meno e mirare meglio. E per centrare i ragazzini non c’ è posto migliore che i social network. Il fenomeno, in verità, sorpassa il loro perimetro anagrafico. Nel 2007, si apprende da un rapporto Forrester Research, la fetta di americani che usavano qualche social media era il 57 per cento, ora sono il 75. Due su tre vi trascorrono tempo e investono energie. Le compagnie hanno preso nota e organizzato una rapida controffensiva. L’ anno scorso, per dire, American Eagle non appariva nemmeno sui radar di Twitter. Oggi la catena di abbigliamento basic ha varato un’ intera squadra di specialisti, presi dal marketing e dalla pr, per coordinare la presenza strategica sui vari social network. Organizzando una serie di eventi interattivi, come la messa in palio dalla propria pagina Facebook, ogni ora del 6 agosto, un nuovo modello di denim. Ovviamente è un esempio su cento. Non c’ è praticamente marchio negli Stati Uniti che in qualche modo abbia a che fare con i giovani che non abbia approntato iniziative sui media sociali. Da J. C. Penney hanno aperto un canale su Facebook che permette ai ragazzi di esprimersi liberamente sui modelli delle nuova collezioni. Da Bebe, altro must dell’ abbigliamento minorenne, gli utenti possono “appiccicare” i loro ritratti digitali sul corpo dei protagonisti di un video promozionale. Anche per loro c’ è in ballo un paio di jeans “riserva” da 199 dollari. La Nike consente a chiunque di personalizzare le scarpe usando uno smartphone e poi “condividere” il risultato su Facebook. Se il vostro design piace potete famosi. Staples, la principale catena di cartoleria, fa leva sul civismo, invitando a donare quaderni e penne per gli studenti che non se le possono permettere. La voce viene sparsa, neanche a dirlo, attraverso il passaparola del web 2.0. Gli avanguardisti crescono man mano che si consolidano i risultati. Stando a un recente studio di Altimeter Group i m a r c h i a t t i v i s u i s o c i a l network hanno visto, nonostante la crisi generale, crescere i loro fatturati del 18%. Quelli che li hanno snobbati sarebbero stati puniti. Uno scenario che deve suonare convincente per le aziende statunitensi a giudicare dalla proiezione schizzata dagli analisti di Forrester. Gli investimenti pubblicitari su questi media dovrebbero esplodere da 455 milioni di dollari del 2008 a 3,1 miliardi entro il 2014. È la traiettoria di un razzo, non di un aereo. Se i manager si fregano le mani, i genitori si grattano la testa. I loro figli sono bersagliati nel giardinetto elettronico dove si svolge buona parte della loro socializzazione. «I ragazzi si espongono di continuo su Facebook e Twitter – avverte Alissa Quart nel libro Branded: the Buying and Selling of Teenagers – e non vedono la differenza tra pubblicizzare se stessi ed essere bersaglio di pubblicità». Vanno lì per fare amicizia, mettere in rete le loro passioni. Hanno le difese abbassate nei confronti di qualsiasi messaggio, commerciale incluso. Non si trovano nella condizione antagonistica delle pubblicità tradizionali: il cosiddetto “interruption marketing” che sospende il bacio tra i due protagonisti per costringerti ad ascoltare i vantaggi di un olio a bassa acidità. Questo è il regno morbido del “permission marketing”, in cui non subisci ma vai a cercartela, la pubblicità. I tariffari però non si fidano ancora e pagano, per le inserzioni sui social network, una piccola porzione di quanto sganciano per gli altri media. Perché sono convinti che ogni invadenza dei marchi, per quanto mite, stoni in uno spazio nato per altro. Obiezioni che non sembrano scalfire invece coloro che usano Twitter e i suoi fratelli per la loro potenzialità di passaparola più che come supporto pubblicitario. Sono soprattutto le ditte piccole o familiari, avvezze al “conto della serva”, ad averlo capito. Non potrebbero mai permettersi di far promozione sui giornali e tantomeno in tv, quindi optano per il mezzo che coniuga meglio economicità e flessibilità. È il caso di Curtis Kimball e del suo carretto su ruote di crème brûlée a San Francisco. Senza neppure capire bene perché – tranne il fatto che in California ti guardano come un troglodita se non hai un identificativo Twitter – si è iscritto e ha accumulato 5.400 followers ai quali comunica dove potranno trovare il suo banchetto itinerante e le sue specialità del giorno. «Mi piacerebbe poter dire – ha confessato al New York Times – di aver avuto un’ idea e una strategia molto buone ma la verità è che Twitter è stato essenziale nel mio successo». Viva la sincerità. Lo stesso dicasi per Umi, un sushi restaurant della stessa città che decanta in 140 caratteri agli abbonati le meraviglie del tonno rosso che servirà in serata. Facebook e YouTube restano, per il momento, portentosi buchi neri finanziari sostenuti da venture capitalist che bruciano miliardi nell’ attesa della loro redditività. Lo stesso vale per Twitter che ha un modello di business ancora più indecifrabile. Eppure, qualche tempo fa, un hacker ha intercettato la corrispondenza elettronica di un dipendente con la moglie di un fondatore. Dentro c’ era la previsione top secret sull’ incremento dei ricavi dai 4,4 milioni di quest’ anno ai 140 milioni dell’ anno prossimo. L’ azienda si è limitata a dire che sono calcoli vecchi. A prestare attenzione al video di Britney e ai dessert di San Francisco si comincia a capire da dove verrà una parte di quei soldi. – RICCARDO STAGLIANÒ

Amazon apre all’Italia: da oggi si può comprare di tutto

Gli italiani possono fare shopping online su tutti i siti europei di Amazon che inoltre offre ai commercianti con sede nel nostro Paese una piattaforma per presentare i propri prodotti E’ Diego Piacentini, Senior Vice President International di Amazon, a dare l’annuncio in videoconferenza:“Amazon.co.uk, Amazon.de e Amazon.fr aprono le porte dei negozi virtuali ai clienti italiani, …

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Muteko Wahu

Muteko Wahu

La storia di Muteko Wahu “un lavoro per il nostro futuro” è il significato di questo progetto
che in lingua mozambica vuol dire

“IL NOSTRO LAVORO”

Muteko è il progetto che mette insieme dieci giovani artisti mozambicani,
già amici tra di loro, di età compresa dai 22 ai 30 anni.

Tutti con famiglia e bambini piccoli, in tutto dodici tra bambini e bambine.
Nove artisti si dedicano già da anni alla produzione dei batik e uno lavora il legno.
Attraverso l’antica arte del batik i giovani di Muteko Waha, ognuno con il proprio stile illustrano su tela il loro mondo:
la capanna le donne che camminano ritte con in testa i vasi pieni d’acqua e i bambini dietro la schiena;
la zebra, l’elefante, la giraffa, tipici animali della savana.
il decimo si dedica all’arte di scolpire il prezioso legno da sandalo.

Dal suo laboratorio escono scrigni con il coperchio intagliato, sedie tavoli che raccontano la vita,
anche nei lati più intimi e nascosti.
i giovani artisti si impegnano ogni giorno a migliorare se stessi e la loro arte

INIZIATIVE ED ATTIVITA’

Bancarella del mercato equo e solidale

Raccolte di vario genere legate alla solidarietà.

Incontri su tematiche varie: il terzo mondo, l’immigrazione la pace, l’ambiente, il consumismo, l’economia, il lavoro e lo sviluppo.

Partecipare a progetti di solidarietà e d’aiuto nei paesi in via di sviluppo

Sostenere donne immigrate offrendo informazioni, accompagnamento per cercare alloggio e lavoro e valorizzare la loro creatività.

PROGETTI 2009

Mercatino EQUO E SOLIDALE E DI SOLIDARIETÀ organizzare in paese e nel territorio circostante la bancarella dei prodotti equo e solidali.

Progetto ARTIGIANATO Aiutiamo PRODES, un’associazione di artigiani del Monzambico a far conoscere ed apprezzare i loro batik.

Nel 2009 l’associazione è impegnata a reperire fondi per realizzare il progetto BATIK SOLARI.

Nei mesi di aprile, maggio e giugno un artista di batik di PRODES verrà in Italia per far conoscere,

alle associazioni e/o gruppi interessati, la sua realtà di vita e l’associazione di cui fa parte.

Durante il suo soggiorno l’artista si impegna ad apprendere e sperimentare tecniche di autocostruzione

con materiali reperibili anche a Maputo di pannelli solari e/o altri manufatti atti alla produzione di acqua calda con il sole.

Attualmente, pur avendo molto sole per tutto l’anno (la temperatura va dai 20 ai 35 gradi)

gli artisti mozambicani scaldano con il carbone l’acqua e la cera necessarie nella lavorazione del batik

L’apprendimento di tecniche solari può essere un potente fattore di sviluppo dell’intera comunità e non solo di Prodes.

Un nuovo responsabile per la ricerca su eBay. Novità in vista?

Qual’è stato il maggior cambiamento su eBay negli ultimi due anni, quello che ha modificato radicalmente la piattaforma e che cambia le cose?
Non è il cambio dei feedback, o la nuova politica tariffaria o l’inserzione a scelta che sta entrando in vigore.

Quello che sta profondamente modificando eBay è la nuova ricerca che eBay chiama Best Match.
Il fatto di non adottare più un criterio di tempo ed in qualche modo egualitario, ma di creare una autentica ricerca per pertinenza ha profondamente sparigliato le carte.
Si è passati da un sistema “egualitario” ad un sistema “competitivo”, da una visibilità garantita, ad un concetto diverso in cui le inserzioni per essere trovate devono corrispondere ad alcune carattersitiche. Questo è stato accompagnato da un calo delle tariffe di inserzione e dalla necessità di studiare come strutturare al meglio la proposta di vendita e le attività di sostegno.

Ha finora funzionato questo sistema? Ci sono diversi problemi su Best Match, per stessa ammissione di eBay. Ma è un dato di fatto che i vari marketplace stanno cominciando a copiare questo meccanismo, tra gli ultimi ad averlo adottato c’è Etsy.

Se prima eBay garantiva indicizzazione su Google delle inserzioni, dei negozi e delle attività che si svolgevano, oggi non è più così. Giusto o sbagliato che sia, il modello sembrava poco attrattivo ed una discesa di interesse comunque non evitabile.
E’ certo che questa nuova ricerca degli oggetti in vendita su eBay costringe i negozianti a muoversi diversamente, a ripensare lo spazio eBay e a rappresentare la loro attività online in modo decisamente esteso, rispetto solo ad un anno fa.

E’ di ieri la notizia che il responsabile della ricerca Jamie Iannone passa a Barnes e Nobles e che il posto di responsabile della ricerca è preso da Hugh Williams.
Ebay aveva già acquisito Positronic e ne avevo dato notizia in questo post guidata dal guru Chris Payne. ex Amazon e Microsoft.

Hugh Williams viene da Microsoft ed è uno dei padri del nuovo motore di ricerca Bing che sta dando ottimi risultati.
Volete sapere di più su questa new entry, da cui dipenderanno le sorti della ricerca su eBay?

Il profilo Linkedin è qui
Il profilo Facebook è qui
Seguitelo su Twitter da qui – twitter.com/hughewilliams
E’ co-autore di due libri – entrambi su MySql – ed alcuni già si chiedno come farà con la grande infrastruttura Oracle di eBay ?
Questo è il suo sito personale
Curriculum vitae è consultabile qui
Volete ascoltare un podcast che vi parla di Bing?
Ecco Hugh Williams in un video del 2005 di Microsft research
Che dire ancora, se non sottolineare come è dalla ricerca di eBay, dalla congruità dei risultati che si formano, che stanno appese molte aspettative ed interessi legati al futuro di questo formidabile marketplace.

Giovanni Cappellotto

associazione di volontariato chico mendez

Siamo un’associazione di volontariato, iscritta nel registro del Comune di Salzano (VE)

IL GRUPPO:
è formato esclusivamente da volontari
È aperto a qualsiasi forma politica e religiosa dei suoi componenti
Non è un gruppo politico
Non ha scopi di lucro

FINI E SCOPI:
Sensibilizzare a tutte e tematiche che possono favorire la pace e la dignità umana.
Rispettare la modalità della non violenza.
Diffondere, informare e sensibilizzare la popolazione sulle varie realtà dei paesi in via di sviluppo.
Sostenere campagne di sensibilizzazione non violente, mercati equo e solidali, iniziative solidali e d’informazione.
Collaborare con gruppi di varia entità politiche e religiose senza pregiudiziale alcuna.

Prima di vendere bisogna sedurre.

E’ una semplice regola del commercio (e dell’ecommerce) ed un classico di ogni attività che voglia diventare un commercio di successo.

La realtà è sempre diversa dall’intenzione e molte attività commerciali sono noiose e boriose. Oltre ad annoiare con la pretesa di essere sempre considerati i migliori, vogliono anche che li si pensi geniali ed innovativi.

Non è una questione di tattica, è spesso una questione di strategia di fondo, che è spesso legata al peso degli investimenti che si fanno. Molti ragionano ancora per iniziative speciali, o semi-esperimenti un po’ mordi-e-fuggi ed allora si impianta un e-commerce e si condisce tutto con una spammata continua sui social network, sperando di acchiappare qualcosa.

Oppure le grandi aziende impostano ancora grandi campagne in cui il budget è al 95% sull’off-line e il 5% sulla derivazione social. Opoure ancora, pensano alla derivazione social come allo strumento per continuare a parlarsi addosso.

D’altra parte lo scenario è ancora altamente fluido, e forse gli stessi che oggi parlano di ingaggio sociale ci potrebbero anche dire che, in fondo appena passasse la “moda” dei social media, i soldi con la televisione di massa sono sempre i meglio spesi.